Ho fame di cultura!

Un giorno di sciopero, un dispiacere essere arrivato tardi e non aver coinvolto altre persone.

Sono uno studente in mobilitazione (come tantissimi) contro la Riforma Gelmini dell'Università, i tagli indiscriminati del Governo, e per l'Università pubblica, più libera, di massa e di qualità rispetto a quella attuale di baroni, marchesi e visconti.

Con molto ritardo mi appresto anche io allo sciopero della fame, aderendo all'appello "ABBIAMO FAME DI CULTURA" del Coordinamento K5 - Studi Orientali della Sapienza di Roma.
Più motivazioni mi portano a questa forma di protesta, poco conosciuta dai giovani e spesso guardata con sollazzo e riso, come se avesse meno dignità di una manifestazione o altre forme di protesta.
1)Prima di tutto prendo le distanze dalle modalità in cui è degenerata la manifestazione di Roma il 14 dicembre scorso. Non mi riconosco in quella forma di protesta, non appartiene al mio agire politico e mi gira pesantemente il cazzo quando l'attenzione pubblica dalla manifestazione e dai contenuti venga dirottata alle foto della devastazione, ai salti onirici dei giornalisti nel passato, al gioco "trova l'infiltrato" con sequele di video e immagini. Sono studente e devo studiare, devo ottimizzare il tempo che ho e pretendo che quel poco che faccio raggiunga quante più persone possibile. Non vengo in piazza perché mi diverto, oppure perché è uno spazio di condivisione o di aggregazione. È anche quello, ma non principalmente: in piazza siamo tutti a rivendicare il diritto allo studio, alla formazione, alla ricerca, al lavoro, ad una vita dignitosa. Nel caso degli studenti anche a proteggere l'attuale Università e farla diventare una vera Università 1)pubblica, 2)libera, 3)di massa e 4)di qualità, senza baroni neri, rossi, gialli o a pois.
2)La Riforma Gelmini dell'Università è uno dei peggiori documenti prodotti negli ultimi 20 anni in questo ambito, partendo dalla riarticolazione degli organi d'ateneo passando al fondo per il merito, dall'abilitazione scientifica nazionale alla figura del ricercatore. C'è tanto su internet, ne parlano tutti, ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Contemporaneamente gli studenti elaborano proposte, princìpi e linee guida, ma ritengo che non sia compito nostro essere "tecnici della legge" per la nuova Università.
3)Mentre il governo da una parte si chiede se "è stata spiegata male" la Riforma ai ragazzi (in realtà noi giovani prendiamo in mano i documenti e li studiamo), dall'altra taglia il fondo di finanziamento ordinario alle università (finanziaria 2008) e il diritto allo studio (stabilità 2010). Non sono bruscolini, sono risorse ingenti in meno, per il fondo si tratta di quasi il 20% e per il diritto allo studio (mensa, alloggi, servizi aggiuntivi), dopo una proposta sconsiderata del 90%, il taglio si è fermato al "solo" del 50%. Tutti quei soldi erano necessari, non erano sprechi. Questo governo così facendo sconfessa gli artt. 9, 33 e 34 della nostra Costituzione.
4)Visto inoltre il clima natalizio,
bisogna raccontare ai bimbi che "Babbo Natale è in crisi" e che "gli elfi sono quasi tutti cassintegrati"! È necessario dare un segnale forte contro il consumismo delle feste e di regali, luminarie e botti di fine anno. Voi che ne spendete, sappiate: quei soldi sarebbero potuti servire al rifinanziamento della ricerca - e quindi del vostro benessere - e del futuro dei vostri figli, invece di sperperarli o, perché no, invece di fare generiche offerte votive al culto dei miei stivali che è arcinoto e strarisaputo che non le utilizzerà principalmente in solidarietà ai poveri. A tal proposito è al contempo scandaloso e ridicolo che lo Stato laico spenda più in finanziamenti e privilegi ad un particolare culto che in ricerca e sviluppo, oppure che non utilizzi quei fondi direttamente per i meno abbienti senza passare per l'"intermediario metafisico".

Non vogliamo morire di fame per scelte sbagliate non nostre, pretendiamo un reinvestimento del futuro, della ricerca, dello sviluppo e del lavoro. Partite da noi, siamo gli unici a farvi uscire dalla vostra crisi!
Facciamo fronte comune contro un governo anticostituzionale, senza seri progetti di sviluppo e assolutamente privo della benché minima lungimiranza e saggezza, che noi cittadini dobbiamo pretendere da chi prende in mano le redini del Paese!



Roberto Amabile, Firenze

Commenti

  1. Sono d'accordo con te.

    Questa riforma potrebbe portarci inesorabilmente verso il modello americano, in cui ci sono università private (costosissime) e università statali (di serie B). Tutto ciò senza fondi che sostengano il MERITO, che è la cosa fondamentale!

    Con questa riforma si voleva risolvere il problema della cosiddetta "piramide invertita", ovvero la piramide prevede:

    1. Rettore
    2. Professori ordinari
    3. Professori associati
    4. Ricercatori

    ovviamente con alla base i ricercatori che dovevano essere la componente in numero maggiore. In questi anni tuttavia si è capovolta la piramide in quanto la maggior parte dei ricercatori sono "passati" a professori associati e si è passati ad avere quasi più professori che ricercatori.

    La riforma voleva inserire più selezione fra i ricercatori, ma di fatto li farebbe diventare precari e con i tagli ai fondi le università non avrebbero neppure più il denaro per il turn-over dei professori. Assurdo.

    L'unica parte buona della riforma sarebbe il passaggio al modello europeo (organizzazione delle facoltà e dei dipartimenti differenti da adesso) e una razionalizzazione dei corsi di laurea (ce ne sono pure per le "scienze delle merendine").

    In definitiva, avere una riforma che fa un passo avanti e due indietro, il male minore è non attuarla, nella speranza che ci sia un futuro governo (si spera *prossimo*) che faccia una seria riforma.

    Perché non dimentichiamoci che COSÌ COM'È, si andrebbe comunque allo sfascio.

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